L’osteoporosi è una malattia che compromette la salute dell’osso ed è una patologia molto comune nelle donne in menopausa. Colpisce una donna su tre fra i 60 e 70 anni e la sua incidenza aumenta all’aumentare dell’età, fino ad interessare la maggior parte delle donne dopo gli 80 anni.
L’osteoporosi è caratterizzata da una riduzione quantitativa della massa ossea e da un’alterazione della qualità dell’osso. L’osso diventa poroso, fragile e rischia di fratturarsi anche a seguito di traumi lievi.
Sono definite primitive le forme di osteoporosi che compaiono poco dopo l’insorgenza della menopausa (osteoporosi post-menopausale) o in età avanzata (osteoporosi senile), sono definite secondarie, invece, le forme di osteoporosi che compaiono a seguito di malattie o di farmaci.
Come è composto l’osso?
Il tessuto osseo si compone di cristalli di idrossiapatite, sali di calcio e di fosforo, responsabili della durezza e di una matrice elastica, prevalentemente fibre di collagene. In questa matrice sono immerse le cellule (osteociti, osteoclasti, osteoblasti) deputate alla continua formazione di nuovo tessuto osseo.
Gli osteoclasti riassorbono l’osso mentre gli osteoblasti lo costruiscono in un ciclo di rimodellamento continuo (turnover osseo) che negli adulti sani termina in pareggio.
Nelle donne dopo la menopausa l’equilibrio tra costruzione e riassorbimento si altera, il nuovo tessuto osseo non riesce a compensare quello riassorbito e il bilancio, al termine del rimodellamento, è negativo. La densità dell’osso si riduce, l’osso diventa sempre più fragile, osteoporotico e rischia la frattura.
Quali sono le cause dell’osteoporosi post-menopausale?
L’osteoporosi post-menopausale è causata dalla carenza estrogenica.
Insorge in donne a rischio dopo circa tre anni dalla comparsa della menopausa. L’assenza degli estrogeni causa un aumento dell’attività delle cellule osteoclastiche, alterando l’equilibrio tra riassorbimento e costruzione dell’osso, così ad ogni ciclo di rimodellamento l’osso diventa sempre più fragile e osteoporotico, rischiando di fratturarsi anche in seguito a traumi di lieve entità.
Le fratture più frequenti in questa fascia d’età sono la frattura del polso e la frattura vertebrale.
Quali sono le cause dell’osteoporosi senile?
L’osteoporosi senile colpisce le donne in età più avanzata, tra i 60 e i 70 anni.
Può interessare anche gli uomini, in genere più tardivamente. L’osteoporosi senile è conseguente alla carenza di calcio e di vitamina D. La carenza di calcio e Vitamina D provoca l’aumento del paratormone (PTH), un ormone prodotto dalle ghiandole paratiroidi, che regola il metabolismo dell’osso; così, da un lato aumenta il riassorbimento, dall’altro riduce l’attività di deposizione ossea, col risultato finale di formare un osso poco denso e poco resistente agli urti.
La frattura del femore è la conseguenza più frequente dell’osteoporosi senile ed è, tra le fratture, la più temibile, in quanto è spesso causa di morte e di disabilità.
Quali sono i fattori di rischio per l’osteoporosi?
Esistono numerosi fattori di rischio che predispongono all’insorgenza dell’osteoporosi:
- fattori genetici, incidono sia sulla formazione ossea in età giovanile, sia sulla velocità di perdita nell’età adulta;
- anamnesi familiare di osteoporosi;
- fattori costituzionali (sesso femminile, età avanzata, razza bianca, basso peso corporeo, lunghi periodi di amenorrea, menopausa precoce);
- stili di vita scorretti, come la sedentarietà, l’abuso di alcool, il fumo;
- carenze alimentari, in particolare calcio, vitamina D e vitamina K;
- patologie endocrine (ipogonadismi, ipertiroidismo, iperparatiroidismo, S. di Cushing, iperprolattinemia, diabete tipo I):
- sindromi da malassorbimento (celiachia e Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali);
- malattie autoimmuni (artrite reumatoide, connettiviti), anoressia nervosa, emopatie (mieloma, talassemia) e malattie renali;
- uso prolungato di farmaci (cortisonici, levotiroxina, antiepilettici, litio, agonisti GnRH, anticoagulanti, immunosoppressori, chemioterapici e radioterapia).
Quali sono i sintomi dell’osteoporosi?
L’osteoporosi è una malattia subdola perché è asintomatica nella maggior parte dei casi; solo tardivamente può comparire dolore osseo o dolore muscolare, soprattutto a livello della regione lombare, che in genere si aggrava con la stazione eretta e con il carico. La presenza del dolore, tra l’altro, non è un sintomo caratteristico, in quanto può dipendere anche dall’artrosi, una patologia molto comune nella terza età.
Nella maggior parte dei casi la diagnosi si pone quando si verifica una frattura, soprattutto a seguito di un trauma lieve.
Le fratture più frequenti sono le fratture dell’anca, del femore e delle vertebre. Le fratture vertebrali sono in genere da compressione e possono esordire con un dolore acuto alla colonna che, tipicamente, si accentua con la stazione eretta e migliora col riposo. Talvolta l’incurvamento della colonna vertebrale (cifosi) e la riduzione dell’altezza, specie se superiore ai 4 cm, fa sospettare la presenza di fratture vertebrali multiple e facilita la diagnosi.
Come si previene l’osteoporosi?
La prevenzione dell’osteoporosi va iniziata sin da giovani, quando l’osso è in via di formazione, in modo da costruire un osso sano e robusto e raggiungere un ottimale picco di massa ossea. A maggior ragione, la prevenzione va continuata nell’età adulta e nella terza età in modo da contrastare l’eccessiva perdita ossea.
Cosa fare per prevenire l’osteoporosi?
- Mantenere un peso forma adeguato e adottare una dieta sana ed equilibrata, evitando il fumo e il consumo eccessivo di alcool e caffeina.
- Praticare una regolare attività fisica; le contrazioni muscolari e le sollecitazioni tendinee esercitano uno stimolo meccanico sulle ossa che stimola la crescita e l’aumento della densità minerale ossea. Sono consigliate attività aerobiche come jogging, nuoto, ballo e cyclette.
- Assicurare un adeguato introito di calcio: 800-1200 mg/die. Raccomandata l’assunzione di latte e latticini ricchi di calcio, limitata l’assunzione di fibre, che ostacolano l’assorbimento intestinale di calcio, limitata l’assunzione di sale e proteine, che aumentano l’escrezione renale del calcio.
- Assicurare un adeguato apporto di Vitamina D: 800-1000 UI/die. Oltre ad una dieta equilibrata, va consigliata una giusta esposizione al sole, in quanto la vitamina D si forma nella pelle grazie all’azione dei raggi ultravioletti.
- Prestare attenzione alla presenza di eventuali patologie e all’assunzione di farmaci che causano osteoporosi secondaria.
- Valutare la possibilità di intraprendere una terapia ormonale sostitutiva all’insorgenza della menopausa nelle donne con grave osteopenia/osteoporosi.
Come fare diagnosi di osteoporosi?
L’osteoporosi è una malattia asintomatica e si manifesta clinicamente solo quando compaiono le fratture. Pertanto, qualora esistano dei fattori di rischio, è bene programmare controlli approfonditi col proprio medico curante.
Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la tecnica DEXA (dual-energy xray absorptiometry) è il gold standard per la diagnosi densitometrica di osteoporosi. Essa valuta la densità minerale e la raffronta a quella media di soggetti adulti sani dello stesso sesso. Il risultato di questo rapporto viene espresso nel cosiddetto T-score, un valore numerico espresso in deviazioni standard (DS).
Secondo l’OMS, un T-score inferiore a 2,5 DS (-2,5 DS) è indicativo di osteoporosi. Un risultato compreso tra -1 e -2,5 DS è invece indicativo di osteopenia, mentre è considerato normale il T-score che non si discosta di oltre una deviazione standard (-1).
La misurazione si esegue di solito a livello della colonna vertebrale (regione lombare) e a livello del femore; in particolare, nelle donne fino a 60 anni, si da maggior peso alla misurazione fatta a livello della colonna lombare, nelle persone più anziane o in presenza di malattie della colonna lombare, invece, è maggiormente significativa la valutazione eseguita a livello del collo del femore.
È possibile, inoltre, valutare la densità e la qualità ossea mediante l’utilizzo di apparecchiature ad ultrasuoni, che misurano la velocità di trasmissione dell’onda a livello del calcagno e delle falangi delle mani. Attualmente questa tecnica è ritenuta utile come test di screening per individuare le persone a maggior rischio di osteoporosi, da sottoporre successivamente alla MOC.
Come si calcola il rischio di frattura?
Il T-score è un buon indice per porre diagnosi di osteoporosi ma non è sufficiente per predire il rischio di frattura, in quanto altri fattori, scheletrici ed extrascheletrici, condizionano tale rischio.
Da alcuni anni è disponibile il De FRA, un algoritmo che, sulla base di alcuni fattori di rischio, permette di calcolare il rischio di frattura individuale. Tale determinazione è molto utile per decidere quando è più opportuno iniziare un trattamento farmacologico per l’osteoporosi.
Per il calcolo del rischio si tiene conto di età, genere, peso, altezza, della densità minerale ossea e di alcuni dati anamnestici (familiarità, abitudini di vita, frattura pregresse, presenza di malattie correlate, uso di farmaci).
Il test non richiede necessariamente i valori della densitometria ossea, ma esserne a conoscenza consente una previsione sicuramente più precisa.
Per approfondire: “Linee guida per la diagnosi, la prevenzione ed il trattamento dell’osteoporosi” M. Rossini, S. Adami, F. Bertoldo, D. Diacinti, D. Gatti, S. Giannini, A. Giusti, N. Malavolta, S. Minisola, G. Osella, M. Pedrazzoni, L. Sinigaglia, O. Viapiana, G.C. Isaia - Reumatismo, 2016; 68 (1): 1-42.